Alba a Radicofani|||||||||||||||||||||| Alba a Radicofani|||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||

Racconto della quarta giornata di tappa

Raccontano gli alpinisti che una delle tentazioni più grandi in cui possa incappare chi sale le grandi montagne sia quella di sentirsi arrivato una volta raggiunta la cima.

Perché sentirsi arrivati o “degli arrivati” - senza più nulla da imparare - è una tentazione che può risultare fatale, sempre e comunque.

Forse per questo chi eroicamente raggiunge Radicofani dopo quasi trentaquattro chilometri di cammino e mille di dislivello complessivo, da Radicofani deve ripartire, rimettendosi in viaggio. Lasciando che quella scheggia di roccia improvvisa e superba, coronata da torre e mura e cinta di case di pietra, si faccia via via più lontana e che allo sguardo si offrano ancora nuovi orizzonti.

Così è stato per i nostri “Argonauti” che, sotto un sole insidioso, hanno dapprima disceso le pendici del monte e poi - lungo la Cassia Antica - hanno raggiunto la cima dell’ultimo colle di questa avventura che ha per nome: Acquapendente. In territorio ora non più toscano, ma laziale.

I primi quindici minuti di cammino erano stati percorsi in silenzio, per consentire a ciascuno di rimettere ordine fra i propri pensieri. Dopo di che erano tornate al comando l’allegria e l’amicizia che ci hanno guidato fin qui.

Quando più della metà dei chilometri era stata nettamente percorsa, ci siamo anche regalati una siesta, finalmente all’ombra. E lì siamo caduti un po’ tutti - compreso lo scriba . Solo l’incessante, frustrato abbaiare di un piccolo cane è riuscito a rimetterci in piedi e a ricordarci che quella non era la meta.

Ad Acquapendente la casa che ci ospita è posta ovviamente nel punto più alto dell’abitato, un ex convento di frati.

Finalmente arrivati quassù, torniamo a sentire la pace e il riposo del corpo. Un tè caldo e una doccia precedono un momento di straordinaria intensità, che chi ha accompagnato i ragazzi fin qui difficilmente potrà dimenticare.

Sì è trattato di una condivisione in cui ogni ciascuno è stato invitato a scegliere una parola - fra molte messe a disposizione - per dire la sintesi di questa avventura, spiegandone il significato. E a disporle fra i rami di un grande albero, disegnato alla ben e meglio per l’occasione, come i frutti del viaggio. Per oltre un’ora un’incredibile intensità ha pervaso la stanza in cui eravamo riuniti e abbiamo chiaramente sentito che questi giorni sono stati qualcosa di vero! Poi la cena e le comunicazioni di rito: domani Bolsena e si ritorna a casa.

Mentre vi scrivo, le prime luci disegnano il profilo dei tetti di questo edificio e delle case sottostanti. Arriva il sole mentre noi ci apprestiamo a partire. Come sempre. Come chi sa che nel cammino è la meta. A riveder le stelle!

P.S. Questo viaggio è stato reso possibile da molti amici che nelle scorse settimane hanno espresso la loro vicinanza attraverso contributi in denaro, attrezzatura, contatti utili, materiali di documentazione. Li ringraziamo tutti, uno per uno! Pensate che ne è valsa la pena.